di Luigi Asero
Una campagna elettorale da “brividi” quella che è ormai iniziata in questi, in verità non troppo freddi giorni invernali.
La campagna elettorale non è ancora nel vivo, si sa che “il meglio deve ancora venire”, si sa che a promesse elettorali tutti sono bravi. Però le premesse di questa campagna elettorale sono veramente pessime. Tanto da far temere (a noi più che a loro) il trionfo dell’astensionismo. Trionfo che servirebbe proprio alle segreterie dei principali partiti.
In questa campagna elettorale, più che nelle precedenti, proliferano le “liste civetta”, liste che non godono nemmeno l’appoggio dei familiari e che intanto servono a confondere l’elettorato attivo, cioè chi dovrà poi esprimere la propria preferenza. In base a cosa e in base a chi sarà poi tutto da vedere.
Intanto il primo inganno, quello in cui i “leader” hanno ben in vista nel simbolo il loro nome come “Presidente”. Inganno perché la Costituzione italiana non prevede l’elezione diretta per cui, se può esser plausibile che il leader di partito (o di coalizione) sia indicato come premier ciò, all’atto pratico, non è assolutamente scontato. Anzi, nel nostro caso è impossibile materialmente. Perché? Perché i candidati a presidente non hanno certo la forza per vincere la tornata elettorale e l’unico che potrebbe vincerla -Silvio Berlusconi- risente gli effetti di una condanna che gli impedisce comunque di godere fino in fondo l’eventuale vittoria. Ergo, anche nel caso in cui la coalizione di centro destra guidata da Forza Italia dovesse ottenere la maggioranza, dovrebbe -evidentemente- indicare un altro possibile premier per l’incarico al Presidente della Repubblica, unica persona cui spetta l’incarico di affidare il mandato per la formazione del Governo.
Poi l’inganno verso gli elettori meno attenti con Salvini che vuol abolire la legge Fornero (uno dei suoi cavalli di battaglia) e il capo della coalizione Berlusconi che dice chiaro che si potrà rivedere ma non abolire. Ieri, infine, un tenue dietrofront salviniano sulla predetta abolizione. Chiaramente a denti stretti e senza far troppo clamore.
Non va meglio nel centro sinistra dove la nuova formazione-stampella “Liberi E Uguali” del presidente del Senato Pietro Grasso vorrebbe, per eliminare le sperequazioni, abolire le tasse universitarie e nel proporlo dimentica che non ci sarebbe alcuna misura di equità visto che sono già abolite per famiglie con Isee entro i 13 mila euro e proporzionali per i redditi superiori. Una misura insomma che scontenterebbe tutti. Per primi gli stessi studenti universitari.
Cosa dire dell’intenzione di abolire il canone Rai manifestata da Matteo Renzi, cioè colui che si è battuto perché tutti lo pagassero? E dei proclami di un’Italia uscita dalla crisi con un record di occupati come negli anni ’70 dimenticando che: a) la popolazione era di circa dieci milioni di persone più bassa; b) che oggi con il job act si intende occupato anche chi lavora un giorno al mese; c) tutti i nuovi posti di lavoro sono precari.
Intanto è lo stesso movimento di Grasso che si divide anche sull’appoggio alle contestuali elezioni regionali in Lazio e Lombardia. Appoggiando in Lombardia il candidato del centro destra e in Lazio il candidato del centro sinistra. Esempio di coerenza (Liberi di Esser Uguali al possibile vincitore). Non va meglio nemmeno in casa del centro destra leghista dove il dimissionario presidente della regione Lombardia Roberto Maroni (leghista) accusa il suo leader Matteo Salvini di essere “stalinista”.
Intanto sempre fra le liste civetta si affaccia la possibilità di una candidatura di Vittorio Sgarbi col suo “Rinascimento”, con i suoi ormai numerosi assessorati al nulla, dopo la finta candidatura in Sicilia.
Gli esempi, ormai giornalieri, non si contano più. Gli elettori sono sempre più sfiduciati. Il nulla trionferà. A danno del Paese, ancora una volta.